Discuter:Giulio Cesare Vanini

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Comment peut-on publier une notice si fautive à tous points de vue ? à commencer sur le nom de Vanini (il ne s'est jamais appelé Lucilio), tout en citant le livre de Foucault, que le rédacteur de la notice n'a donc pas lu ! Il faudrait au moins s'inspirer de Wikipedia Italie, plus exact, plus complet et qui présente une discussion importante. JP. Cavaillé

L'articolo è scientificamente arretrato. Si direbbe fermo alle posizioni storiografiche dell'Ottocento. La ricostruzione della biografia è insufficiente e per giunta, tra le poche notizie fornite, molte sono inesatte. Il vero nome del Vanini è Giulio Cesare, come si evince dal giuramento della laurea datato 1° giugno 1606, ove il filosofo non poteva usare se non il proprio nome di battesimo. Lucilio è la forma francesizzata di Usciglio, pseudonimo che il Vanini adottò a Tolosa per tenersi al riparo dalle autorità politico-religiose. Vanini non studiò teologia a Roma, ma a Padova ed entrò nella religione carmelitana a Napoli nel 1603. Tale scelta religiosa con la relativa datazione è confermata dalla lettera che l'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, scrisse al Primate d'Inghilterra, George Abbot, il 17 febbraio 1612 (v. F. P. Raimondi, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, Pisa-Roma, 2005, p. 397-99). Vanini non fu imprigionato a Londra per aver attaccato la chiesa anglicana, ma più semplicemente per aver ristabilito i contatti con la chiesa romana. Dopo la fuga dall'Inghilterra non rientrò a Lecce, ma - dopo un breve soggiorno a Genova - si fermò in Francia, passando da Lione a Parigi e quindi a Tolosa. Il De admirandis non è mai stato condannato alle fiamme dalla Facoltà Teologica della Sorbona. L'unico provvedimento sorbonico, datato 1° ottobre 1616 (tratto dal Liber Conclusionum) si limita a convalidare la richiesta dei due censori, Edmond Corradin e Claude Le Petit, di impedire la circolazione dell'opera. Vanini non fu arrestato in novembre, ma il 2 agosto 1618, come risulta dalla Cronique 290 delle Annales de la ville de Toulouse, vol. VI, BB 278, ff. 13-14. Da essa si evince che il filosofo salentino fu arrestato non dall'inquisizione, ma dai Capitouls Jean olivier e Paul Virazel (d'altronde il processo fu celebrato dal Parlamento di Tolosa). Quanto poi ci vien detto sul piano della dottrina è del tutto gratuito e meriterebbe una discussione più approfondita. Francesco Paolo Raimondi